Perchè?
Questa è la domanda che mi hanno rivolto più spesso negli ultimi nove mesi, esattamente da quando ho deciso di fare domanda per questi due progetti in India.
Non ve lo voglio spiegare con questo primo post, il perchè. E nemmeno "ma cosa ci vai a fare poi?", che è la seconda domanda che mi hanno rivolto più spesso. Perchè questo lo capirete man mano che aggiornerò queste pagine, anche se alcuni di voi lo sanno. E oddio, beati loro, perchè io ogni tanto ancora mi pongo la stessa domanda. Ma di questo ce ne occuperemo nell'apposito articolo (in preparazione) sui vari shock culturali che mi hanno colpito in faccia, come una palla di cannone dell'era Napoleonica, durante la prima settimana. La terza domanda che mi hanno rivolto più spesso... ve la dico alla fine, così siete costretti a leggere tutto, AH!
In questo primo post, vorrei farvi fare un piccolo giro sulle montagne russe emozionali anche chiamate "partenza". Ho scritto queste parole mentre il mio aereo superfichissimo Etihad stava lasciando il suolo inglese. E credo siano un perfetto inizio per questa folle avventura.
Partire, da sola, per un viaggio che ti porterà dall'altra parte del mondo, vuol anche dire trovarsi a piangere come una bambina non appena l'aereo decolla, mentre ascolti Symphony su Spotify e ti chiedi "MACHEMINCHIASTOFACENDO?"
E non me ne vergogno per niente.
Perchè appena passata l'adrenalina iniziale di salire su un aereo che ha più gadget e comfort di quanti ne avesse casa mia a Londra, appena lasci il suolo "occidentale", appena hai lasciato la tua famiglia in Italia, il tuo ragazzo a Londra e la tua vita sospesa tra tre Stati e due continenti, la razionalità delle tue scelte prende il sopravvento, facendo irruzione nei meandri della tua testolina, senza nemmeno bussare o chiedere il permesso. Entra a gamba tesa, come solo il buon vecchio Gattuso sapeva fare ai tempi d'oro.
E visto che io sono più emotiva di una donna incinta (ciao, io piango per le pubblicità) non ho nessuna vergogna nello sfogare i miei attacchi di "MACHEMINCHIASTOFACENDO?" in solitudine, con la sola compagnia di qualche lacrimuccia.
È proprio quello che, in aeroporto mi ha dato la botta: la solitudine.
Valentina, santissimo cielo nel quale stai volando in questo momento, ti rendi conto che stai andando in primis in un paese arabo durante il Ramadan, dove ci sono 45°C (sì, applausi all'agenzia di viaggi Valentina, solo viaggio organizzati con cognizione eh) da sola, e poi in India per due progetti incredibili, in due parti diverse del paese, con gente mai incontrata prima, dove nemmeno la metà della popolazione parla inglese, dove farà caldissimo e sei obbligata ad andare in giro tutta coperta, dove devi fare attenzione a tutto ciò che mangi/bevi (e scordati ghiaccio e gelati), dove devi fare attenzione a dove vai e di notte non puoi uscire per conto tuo, dove devi fare attenzione a quello che la tua boccaccia da femminista senza freni dice, DA SOLA. Niente amiche, fidanzato, famigliari, Pepe.
No, nada, niente, ciao, ciarea.
No.
Scusi, signorina hostess, può aprire il portellone, ho cambiato idea.
Ah, siamo già in volo ed è troppo tardi?
Va beh, ma un paracadute c'è? Anche uno piccolino. Poi da dove atterro me la faccio a piedi fino a casa e resto sul mio divano comodo a guardare Netflix tutta la vita.
Ah, dice che non è la soluzione?
Allora mi porti un bicchiere di vino, che è sempre la soluzione.
(questa conversazione è avvenuta nella mia testa, dove ci sono tante voci, ma il vino mi è stato portato comunque, come potete vedere!)
Anche se forse sarebbe stato meglio dello Xanax.
Inizio a sorseggiare il vino. Ormai sono a tot-mila piedi da terra e mi rassegno all'idea di scappare.
Su Spotify poi parte Giorgia "E credo nelle lacrime, che sciolgono le maschere, credo nella luce delle idee che il vento non può spegnere. Io credo in questa vita, credo in me". (che potete ascoltare QUI)
Faccio un bel respiro, bevo un'abbondante sorsata di vino, e mi rendo conto che questa volta non ho altra scelta, credo in me perchè non ho nessuna spalla fisica vicino a cui appoggiarmi, e in 27 anni ho allenato bene questa gambe - e questi polpacci da Messi - ad alzarsi da sole.
Ciò non toglie che ogni giorno io ringrazi quel fantastico gruppo di supporto che ho a casa, che si subisce le mie lamentele ogni giorno e mi sopporta sempre e comunque, grazie raga!
Nel frattempo, tra una tragedia greca e una ormonale/emotiva/crisi di panico, ho creato una playist di film che voglio vedere da una vita
- Etihad, quanto ti amo? -
col solo scopo di farmi dimenticare che devo fare la pipì e ho il terrore dei bagni degli aerei, che per me sono giusto un gradino sopra a quelli dei regionali di Trenitalia.
Stay tuned, amicici, il disagio è appena iniziato.
NOTA FINALE: comunque anche i bagni dei voli intercontinentali di Etihad sono più belli e puliti di quelli di casa mia a Londra!
NOTA FINALE2: la terza domanda che mi hanno rivolto più spesso, comunque, è stata "e col Napoli come fai?", non so per quale delle tre domande io vi abbia odiato di più :D
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